Global Environment 13.3 Abstracts in Italian

As Global Environment 13.3, a special issue edited by Christian Kehrt and John Martin, entitled Reconfiguring nature: Resource security and the limits of expert knowledge is published, we begin an occasional series where a volume’s abstracts are translated into languages other than English, with the aim of widening the accessibility of the journal’s content. In the first such post, Valerio Caruso offers Italian translations.

Introduzione. Riconfigurare la natura: tra sicurezza delle risorse e limiti della conoscenza specialistica.

Christian Kehrt e John Martin 

Scopo centrale di questo numero speciale è un’analisi del ruolo della conoscenza specialistica rispetto alle modalità attraverso le quali gli stati hanno tentato di assicurarsi un continuo apporto di risorse naturali, in modo da sopperire alle costanti necessità del processo di industrializzazione. I casi studio qui presentati illustrano le modalità attraverso le quali la competizione per le risorse ha non solo profondamente influenzato i principali beneficiari del processo, i paesi del Nord Globale, ma anche le popolazioni di quegli stati (spesso appartenenti al Sud Globale) dai quali le risorse sono state prelevate.

Parole chiave: specialisti, sicurezza delle risorse, natura, conoscenza, Sud Globale

Il pascolo del bestiame come forma tradizionale di uso delle risorse boschive ed il conflitto tra paesani e amministrazione forestale nel lungo Ottocento (il caso della foresta primordiale di Białowieza)

Anastasia Fedotova e Elena Korchmina 

L’articolo tratta una delle risorse chiave per i paesani dell’Est Europa, i pascoli boschivi. Basandosi su materiale d’archivio inedito, l’articolo tenta di dimostrare che le comunità di paese, sulla scorta di James Scott, hanno costantemente sabotato i tentativi statali di mettere fuori legge i pascoli boschivi. Lo Stato, nel corso del lungo Ottocento, ha rafforzato il proprio controllo su molti aspetti della vita economica del villaggio, il che ha gradualmente incrementato i conflitti tra paesani e amministrazioni forestali statali. Attraverso il caso studio esaminato, abbiamo tentato di investigare le relazioni tra paesani e amministrazioni locali e metropolitane nella foresta di Białowieża. Caratteristica unica della foresta è la sua lunga e costante storia di effettive misure di protezione, il che ha senza dubbio facilitato il reperimento di fonti sull’argomento. La nostra ricerca rivela le motivazioni nella lotta tra paesani e amministrazioni, volte ad una forma di silvicoltura “razionale”, per il controllo delle risorse forestali. Nel corso di tutto il lungo Ottocento, i paesani hanno adottato ogni forma possibile di resistenza: dalle petizioni alle autorità di ogni livello, al sabotaggio degli ordini amministrativi, alla corruzione del personale forestale, fino alla violazione diretta degli ordini provenienti dallo Stato. Questi conflitti, che potevano durare anche diverse decadi, dimostrano come le comunità di paese seguissero solo parzialmente le regole introdotte da un’amministrazione statale a sua volta tutta tesa a cambiare i principi dell’amministrazione forestale, rendendo le aree boschive più proficue e “razionali”, dal punto di vista degli esperti dell’epoca. Pur avendo speso risorse considerevoli sul controllo dei pascoli boschivi, l’amministrazione ottenne scarsi risultati, sia per quanto riguarda il tentativo di ridurre il numero di capi di bestiame nelle foreste, sia nella raccolta di compensi per i danni causati dagli ovini. I cambiamenti più importanti avvennero dalla seconda metà dell’Ottocento fino ai primi del Novecento e furono individuabili in un controllo più stretto ed efficiente delle tradizionali risorse boschive, specialmente durante il periodo finale di riferimento (1889-1915). Se consideriamo la reazione dell’amministrazione alle petizioni popolari relative ai pascoli boschive, possiamo percepire simpatia e reazioni positive sia a livello provinciale che ministeriale. Ovviamente, questa tolleranza era connessa alla carenza di pascoli e foraggio, e più in generale ai sentimenti paternalistici del governo Russo in quegli anni. L’amministrazione tentò allora non tanto di aumentare gli introiti provenienti dai pascoli boschivi, quanto di “abituare” i paesani all’idea che le aree boschive fossero non pubbliche, ma private, statali o feudali.

Parole chiave: risorse naturali, Est Europa, lungo Ottocento, pascoli boschivi, bestiame, paesani, Impero Russo

Il potere trasformativo della tecnologia europea nello sfruttamento delle risorse: riflessioni sui frantoi e le ferrovie nella Nigeria coloniale

Nkemjika Chimee 

Le innovazioni tecnologiche, che nell’Ottocento furono sviluppate principalmente dalle nazioni europee, furono un fattore cruciale nel trasformare le economie – non solo quelle delle nazioni nelle quali ebbero origine, ma anche nelle loro colonie. Il caso studio della Nigeria esplora le modalità attraverso le quali i britannici controllarono la colonia e soggiogarono la popolazione locali grazie alla loro superiore tecnologia. Una volta conquistato il territorio, cominciarono a costruire linee ferroviarie per connettere le principali zone produttive di risorse a nord e a sud della regione, perseguendo l’obbiettivo di supportarne lo sviluppo economico. L’operazione rese possibile una logistica più efficiente nel trasporto di risorse naturali da queste zone ai porti costieri ed alla Gran Bretagna. Anche la produzione e l’estrazione locale dell’olio di palma furono trasformate dall’introduzione di una nuova tecnologia, i frantoi. L’articolo esamina l’impatto trasformativo della tecnologia sullo sfruttamento delle risorse, focalizzandosi principalmente sulle ferrovie, sui frantoi e sulle conseguenze nella società Nigeriana.

Parole chiave: trasformative, tecnologia, risorsa, sfruttamento, Nigeria

Il ruolo del nitrogeno nella trasformazione della produttività agricola Britannica, prima e durante la Prima Guerra Mondiale

John Martin

L’articolo esplora le ragioni per le quali le fonti artificiali o minerali di nitrogeno, più facilmente accessibili in Gran Bretagna che in altre nazioni europee, furono solo gradualmente adottate dai contadini nei decenni antecedenti la Prima Guerra Mondiale e nel periodo bellico. Si analizzano anche le cause retrostanti il costante aumento nelle esportazioni britanniche di nitrogeno verso le aree rurali tedesche, nella forma del solfato ammonico, un sottoprodotto del gas di carbone (il gas di città). Al contempo, tuttavia, la Gran Bretagna tentava di monopolizzare il mercato cileno del nitrato, riconoscendone sia il valore agricolo di fertilizzante, sia quello bellico di ingrediente per la produzione di munizioni. L’articolo esplora anche le ragioni per le quali il solfato ammonico non fu utilizzato in modo esteso per aumentare la produzione agricola durante la Prima Guerra Mondiale, in un momento storico in cui le carestie ponevano una grave minaccia al morale della popolazione ed agli sforzi bellici.

Parole chiave: nitrogeno, agricoltura, contadini, Prima Guerra Mondiale, conoscenza scientifica

Costruire l’idrosocialismo in Cecoslovacchia

Jiří Janáč 

Nel corso dell’intera fase del socialismo di Stato, l’acqua era vista come uno strumento dotato di un immenso potere trasformativo e gli esperti di idraulica erano considerati i guardiani di questa trasformazione, per la quale abbiamo coniato il termine “idrosocialismo”. Una riconfigurazione dell’acqua, una risorsa naturale tanto scarsa quanto vitale, fu in buona parte associata al cambiamento sociale, nella previsione della transizione ad una società socialista, ed infine comunista. Mentre in Occidente gli esperti di idraulica (“idrocrati”) e la visione di una “missione civilizzatrice” di amministrazione delle acque (“missione idraulica”) scomparvero gradualmente a partire dagli anni Sessanta, per l’arrivo dell’era riflessiva della modernità, nella Cecoslovacchia socialista la situazione era differente. Sebbene affrontassero sfide analoghe (problemi ambientali, economicizzazione ecc…) il carattere tecnocratico del socialismo di Stato garantì agli ingegneri idraulici socialisti di assicurarsi una posizione e consolidare il proprio credo nel potere trasformativo dell’acqua.

Parole chiave: Potere idrico, Guerra Fredda, Cecoslovacchia, Socialismo di Stato, acqua

Il Krill: l’invenzione di una risorsa globale nei lunghi anni Settanta

Christian Kehrt

Il krill, un piccolo gamberetto noto come alimento delle balene e delle foche, occupa un ruolo centrale nella catena alimentare degli oceani. Negli anni Settanta ha guadagnato attenzione crescente in quanto potenziale fonte di cibo anche per gli esseri umani. Grazie alla presunta inesauribilità della sua biomassa, il krill antartico (Euphausia superba), sembrava essere un’alternativa reale al consumo di pesce, le cui riserve stavano affrontando crisi di sovrasfruttamento, e prometteva proteine a sufficienza per la crescente popolazione umana, in un momento storico in cui i limiti allo sviluppo erano un problema fortemente percepito nel mondo politico. Il krill è qui proposto come elemento chiave in grado di accomunare tra loro attori differenti, quali la scienza, la politica e l’industria, in un’unica lotta globale per le risorse viventi. I numerosi ostacoli scientifici, e specialmente tecnici, da risolvere per rendere possibile lo sfruttamento e la lavorazione del krill sono affrontati nel corso di questo articolo. Si implica, tuttavia, che vi fossero limiti sia biologici che culturali alle visioni tecnocratiche di lungo termine, limiti che non furono pienamente presi in considerazione dagli esperti del settore della pesca durante gli anni Settanta.

Parole chiave: risorsa vivente, esperti, cibo, pesca globale, anni Settanta


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